Liuteria Masetti

di Marco Ballestri

I FRATELLI ROMOLO E PRIMO MASETTI FONDANO A MODENA, NEL 1900, UN LABORATORIO LIUTARIO SPECIALIZZATO NELLA PRODUZIONE DI STRUMENTI A PIZZICO ED IN PARTICOLARE CHITARRE, CHITARRONI, MANDOLINI, MANDOLE, MANDOLONCELLI, LIUTI E VIHUELE. LA BOTTEGA, CHE HA SEDE NELL’ANTICA RUA FREDA AL N° 6, VIENE DENOMINATA SEMPLICEMENTE “FRATELLI MASETTI” E RISCUOTE SUBITO GRANDE SUCCESSO.

Negli anni venti la ditta riceve numerosi riconoscimenti: nel 1922 Gran Premio e medaglia d’oro all’esposizione industriale di Roma, primo premio dell’Accademia Fisico-Chimica Italiana a Palermo; nel 1926 primo premio alla Seconda Esposizione dell’Artigianato a Firenze; nel 1927 primo premio all’Esposizione Internazionale di Fiume e alla Seconda Fiera campionaria di Tripoli; nel 1929 di nuovo all’Esposizione di Fiume e di Vignola (MO). Fin dagli inizi dell’attività Primo si occupa soprattutto della progettazione degli strumenti avvalendosi della collaborazione di valenti musicisti fra i quali il maestro Primo Silvestri, insigne mandolinista, ed il maestro Romolo Ferrari, presidente dell’Associazione Chitarristica Internzionale. Per avere idea della caratura di questi due personaggi basti pensare che fu grazie a loro se l’insegnamento della chitarra entrò in conservatorio, dopo il Congresso Chitarristico Internazionale di Modena nel 1957.

Grazie a Romolo Ferrari, nel 1936 i Masetti hanno modo di conoscere il maestro Andrés Segovia che con loro collabora alla progettazione ed alla realizzazione di una nuova chitarra da concerto in acero e abete meglio conosciuta come “Modello Segovia”.

Fra il 1927 e il 1935 iniziano a lavorare nella bottega anche Renzo e Walter, figli di Primo. Renzo si specializzerà nelle tecniche di verniciatura sperimentando nuove formule, mentre Walter, allievo di Romolo Ferrari, si diplomerà nel 1937 presso l’Accademia Chitarristica Mandolinistica di Milano e contribuirà sostanzialmente al raggiungimento di nuovi traguardi acustici.

E’ Walter l’ideatore di un modello di chitarra con particolare sagomatura della spalla, prodotta fino alla fine degli anni ’90. Una chitarra di questo tipo è stata fedele compagna di Francesco Guccini, ma è difficile trovare musicisti dell’area modenese che non ne abbiano avuta una.

Nel 1939 muore Primo e nel 1942 la bottega è costretta a sospendere l’attività a causa della guerra, anche se qualche strumento continua ad essere costruito come sembrerebbero confermare le rare chitarre datate 1943 e 1944. Gli strumenti presenti nel laboratorio vengono occultati nel timore che possano essere razziati ed in particolare una chitarra mezza-lyra costruita da Primo nel 1922 viene addirittura smontata, avvolta in teli impermeabilizzati e sepolta nel giardino di casa. La chitarra verrà riassemblata da Roberto Masetti, figlio di Walter, nel 1983. Si tratta di uno strumento di rara bellezza con ponte intagliato, eleganti intarsi liberty sul piano armonico e fondo intagliato con motivi floreali e carnevaleschi.

Finita la guerra la liuteria riapre ufficialmente i battenti e vi lavorano Romolo, Renzo, Walter e dal 1951 Roberto, figlio di Walter. La produzione si arricchisce in questi anni di altri modelli progettati da Walter con l’aiuto del fratello. In particolare, dallo studio dei modelli Gibson, nascono le chitarre e i bassi jazz-semiacustici con possibilità di amplificazione, mentre per quanto riguarda la produzione classica compare la chitarra da concerto “Speciale Masetti” in palissandro e sequoia. Negli anni ’50 altri riconoscimenti si aggiungono al medagliere di famiglia: medaglia d’oro all’Accademia S. Cecilia di Roma nel 1956 e all’Esposizione Internazionale di Ancona nel 1957.

Nel 1976 Renzo si ritira, mentre Walter cessa l’attività nel 1980 lasciando a Roberto la conduzione della bottega, che continuerà a produrre strumenti fino al 1999. L’attività autonoma di roberto viene inaugurata con la creazione della nuova etichetta “Liuteria Masetti” e, a partire dal 1981, di un modello Folk X-bracing a bocca larga, dotato di sonorità forte e brillante.

Nel 1983 nasce il modello classico “Speciale Maestro” ispirato alla scuola spagnola e nel 1992 il modello viene rivisitato insieme al chitarrista Roberto Culletta. Prende vita uno strumento da concerto di nuova concezione con fasce notevolmente abbassate al manico, così da conferire alla tavola armonica una forte bombatura anche in senso longitudinale; la tastiera risulta sollevata sul piano armonico come in uno strumento jazz e rende bene utilizzabili due ottave complete.

La liuteria Masetti ha svolto negli anni anche funzioni didattiche e diversi sono i liutai italiani che vi hanno trascorso periodi formativi, fra gli ultimi i modenesi Paolo Coriani e Giovanni Venuta. Oltre all’attività liutaria Roberto Masetti ha condotto ricerche sulla canzone popolare ed insieme a Franco Benassi, Luciano Bergonzini e Walter Gozzi ha costituito negli anni sessanta il Canzoniere Popolare Modenese, collegato al Nuovo Canzoniere Italiano. Nel 1985 ha invece fondato il Circolo Chitarristico Mandolinistico “Romolo Ferrari” con sede adiacente alla liuteria.

La Tecnica

Fra le innovazioni proposte dalla liuteria Masetti spiccano:

  • Un modello del 1920 a doppio manico nato dalla fusione di un mandolino e di una mandola, così da potere passare rapidamente da uno strumento all’altro. Lo si potrebbe definire il progenitore dei doppi manico basso-chitarra.
  • La particolare sezione retta del manico, quasi rettangolare (tanto lodata in una lettera del 1936 dal Prof. Carlo Maria Manno), finalizzata ad agevolare lo smanicamento e l’esecuzione dei barrè senza affaticare dita e polso.

L’arte dei Masetti presenta diversi punti di contatto con la liuteria di Luigi Mozzani ed è impossibile stabilire se sia stato quest’ultimo ad influenzare i Masetti o viceversa. La ditta “Fratelli Masetti” infatti apre i battenti nel 1900, mentre Mozzani aprì il proprio laboratorio in via della ganga a Faenza nel Marzo 1899 per poi spostarsi a Bologna nel 1900.

Elementi comuni sono la sezione rettangolare del manico, costante in tutte le chitarre Masetti fino agli anni ‘60, e presente, con una certa variabilità, in moltissimi strumenti di Mozzani, nonché il manico regolabile nelle chitarre-lira. Molto simili anche i mandolini e le mandole modello “Piatto scalpellato”, che differiscono solo leggermente per le proporzioni della cassa ed il taglio della paletta.

Curiosa la segnatura della tastiera delle chitarre che imita quella “all’italiana” dei madolini, ove viene marcato il X° tasto anziché il IX. Questa particolarità accomuna la maggior parte delle chitarre Masetti ed è costante per quelle costruite fino agli anni ’60.

I Masetti hanno montano più spesso meccaniche e cordiere di produzione tedesca, così come i pick-up utilizzati per le semiacustiche (spesso Schaller), ma anche italiana (Meazzi-Hollywood e altri). Per quanto riguarda i legnami, negli strumenti costruiti fino agli anni 40 troviamo più spesso acero e ciliegio (raro il noce) per fasce e fondi ed abete per le tavole armoniche. Negli anni successivi vennero impiegati con una certa frequenza anche il palissandro brasiliano (per fasce e fondi) e sequoia (tavole armoniche). I manici sono più spesso in acero o mogano con tastiera in ebano e le controfasce in salice o abete.

Anche i ponticelli venivano costruiti preferenzialmente in ebano. I decori, in genere molto sobri, sono costituiti classicamente da filetti in acero ed ebano, mentre a partire dalla fine degli anni ’50 vennero introdotti, per alcuni modelli, filetti e controfiletti in celluloide.

Le vernici utilizzate sono sempre state quelle a spirito della liuteria classica, ma alla fine degli anni 50 vengono impiegate anche vernici sintetiche, soprattutto per la linea semiacustica. In molti strumenti degli anni ’60 il fondo, le fasce ed il manico vengono verniciati con vernice cellulosica, mentre il piano armonico viene verniciato con vernice a spirito al fine di non smorzarne le proprietà vibratorie.

Questo espediente consentì di accelerare la produzione e contenere sensibilmente il prezzo degli strumenti senza rinunciare del tutto alle migliori prestazioni acustiche.

Acustica:

A parte le chitarre classiche che montano corde in nylon, per tutte le altre chitarre Masetti sono ideali le corde in seta e acciaio (preferibili in assoluto le GHS per la minore tensione). Tutti le chitarre costruite fino alla fine degli anni 40 sono fantastiche per il finger picking, infatti oltre al volume sostenuto hanno un calore ed una dolcezza di suono difficilmente immaginabili se non si sono provate. Si tratta comunque di strumenti assai delicati che devono essere custoditi con cura e non devono assolutamente essere mantenuti in ambienti troppo secchi.
I mandolini hanno buona sonorità e robustezza così da sopportare anche corde con tensioni decise. Con le corde “flat” perdono un po’ volume, mentre forniscono prestazioni ottime con quelle in carbonio.

Cartiglio: esistono fondamentalmente 3 tipi di etichette: la prima in uso fino agli anni ’20. La data in questo periodo viene impressa a fuoco sul fondo dello strumento, di fianco all’etichetta.

Il secondo tipo di etichetta, in carta bianca e stampa blu, riporta i riconoscimenti ottenuti negli anni venti. La data viene timbrata obliquamente in un angolo (di solito superiore) dell’etichetta e vi è apposto l’autografo “F.lli Masetti” con penna a inchiostro nero, blu o rosso. Questa etichetta viene utilizzata fino agli anni ’80 allorchè Roberto introduce la nuova con la dicitura “Liuteria Masetti”, non essendoci ormai più al lavoro fratelli.

1954

1960

1960

l pick-up ed il battipenna non sono originali, così come i potenziometri posizionati sulla cassa. In origine doveva essere presente una piastra simile a quella della chitarra, ma avrebbe potuto essere anche Schaller (come ho avuto occasione di vedere su una sua gemella e come lo stesso Masetti conferma).

1964. modello con la tipica sagomatura della spalla mancante disegnato da Walter Masetti. Fasce, fondo e manico in acero con vernice cellulosica, tavola armonica in abete con verniciatura a spirito. Montava corde in metallo nonostante le meccaniche ed il ponte siano da classica. Il battipenna è stato aggiunto posteriormente, sempre dai Masetti, per proteggere la tavola marcatamente usurata dal plettro. Questo modello è stato utilizzato per anni da Francesco Guccini.

1943 – Fondo, fasce e manico in acero, tavola armonica in abete, cassa assai sottile. Alcune di queste chitarre hanno un suono un po’ debole sui bassi, altre sono sublimi. Suonare il blues con una di queste chitarre è un’esperienza che segna per sempre.

mandolino 1905 ca con fondo e fasce in noce. Piano armonico in abete. Vittima di un restauro “scapestrato e vandalico” necessità di un intervento importante.

Mandolino modello piatto scalpellato con fondo e fasce in ciliegio, tavola armonica in abete, ponticello in osso. Evidenti le analogie con l’analogo modello prodotto da Mozzani. Impossibile stabilire chi abbia influenzato l’altro poiché l’attività dei due laboratori iniziò contemporaneamente. Tuttavia azzarderei che il modello è originale di Primo Masetti infatti, se è vero che le due botteghe aprirono a distanza di pochi mesi l’una dall’altra, è anche vero che Mozzani proveniva dall’assemblaggio dei pianoforti, mentre i fratelli Masetti mostravano già una notevole esperienza liutaria al momento dell’apertura ufficiale del laboratorio, come testimonierebbe l’immediato successo commerciale.

bell’esemplare di chitarra con bassi volanti in acero (fondo, fasce e manico ed abete). Vernice a spirito originale. Bellissimo il ponte in ebano finemente intagliato: è evidente la mano di Primo Masetti

E’ la chitarra di Primo Masetti del 1922 che venne smontata, avvolta in teli cerati e sepolta nel 1942 poiché sembra che qualche soldato tedesco vi avesse messo l’occhio sopra. Fu dissepolta a guerra finita e riassemblata solo nel 1983 da Roberto Masetti, figlio di Walter.

Le fonti

1) Dizionario dei chitarristi e liutai italiani. Rivista “La Chitarra” editrice. Bologna 1937 – XV

2) G. Antonioni, C. Carfagna: Liuteria classica italiana – chitarre del XIX e XX secolo. Camerata Musicale Barese Ed., Pinacoteca Provinciale, Bari 1985. Catalogo della mostra.

3) F. Iacono: “L’arte della liuteria tra passato e futuro”, Zanfi Editori, Modena 1957

4) G. Antonioni: Dizionario dei costruttori di strumenti a pizzico in Italia dal XV al XX secolo. Turris Editrice, Cremona 1996

5) G. Intelisano: Mozzani – un liutaio e la sua arte. Collana di Libri d’Arte e artigianato diretta da Angelo Zarri, Art & Crafts ed., Cento (FE).

6) R. Vannes: Dictionaire Universel des Luthiers. Les Amis De La Musique, 4900 Spa, Belgique, 2003

7) Ore trascorse e chiacchierate nel laboratorio dei Masetti, nonché restauro di diversi loro strumenti.