Meazzi Transonic: il Fido accompagnatore

“Ovunque vi troviate, in montagna o al mare, lontani dalla civiltà, avrete con Voi uno strumento che vale da solo un’orchestra”

Un modello bizzarro e affascinante, nato nel 61 come strumento per un pubblico indefinito e che si contende il primato della prima chitarra con amplificatore incorporato con le più ben note Wandré Bikini e Höfner Feldermaus. Furono presentate al pubblico a pochi mesi di distanza l’una dall’altra e non esistono documenti dirimenti. Con i criteri odierni lo strumento sembra avere pochissimo appeal per il musicista professionista e troppo tecnologica e costosa come chitarra giocattolo. Nasceva forse dalla ambizione della scuola di design milanese, di creare strumenti d’uso quotidiano. La Transonic amplificata rientrava in quella classe di oggetti come il mangiadischi e la radio portatile, icone di libertà e mobilità (con la Vespa…). Immaginiamo fossero i tempi delle feste sulle spiagge e delle fughe da casa. E perché non portarsi una Transonic?

Insomma, per dirla con Jack Marchal: “tipica avanguardia tecno-kitsch milanese degli anni 60… Testimone della popolarità di Wandré. Una Framez per il prezzo di una Bontempi ?”

La suggestione di vedervi uno strumento innovativo e anticipatore dei tempi è forte ma non si può dimenticare che eravamo in una Italia pre industriale in cui si doveva portare la musica nelle campagne, nelle sale da ballo improvvisate, e che forse era rivolto al cantante da strada più che al giovane emancipato.

cassa armonica in materiale Lignoplast. “Dai colori vivissimi e inalterabili”. Insensibile ai cambiamenti di clima, agli urti e alle graffiature, non conoscerà mai screpolature, punti opachi o altri simili difetti. ( basta vedere l’esemplare che ho avuto per dubitare di queste affermazioni) Manico slanciato assolutamente indeformabile ricavato dall’accoppiamento di quattro legni pregiati accoppiati con venatura contrapposta. Tastiera Jazz finemente lavorata. Attaccacorde che consente di regolare l’altezza e l’inclinazione delle corde stesse. Amplificazione a transistor incorporata, che rende il suono dello strumento vivo e presente. Alimentata da comuni pile a secco o mediante l’ausilio di uno speciale accessorio da acquistarsi separatamente. La chitarra a transistor è per eccellenza il Fido accompagnatore sempre pronto ad attirare su di voi ogni attenzione”.

La forma del body richiama le prime lap steel americane ma non sappiamo se fu questa la genesi del modello, sicuramente gli scambi tra Stati Uniti e Italia a causa dell’emigrazione furono strettissimi soprattutto per quanto riguarda gli strumenti musicali (oltre che il cibo).   Una sagoma molto simile la ritroviamo in una strana creatura della Abramusic di Francesco Abramo, un liutaio catanese quasi sicuramente tra i fornitori di Meazzi e che comunque del distributore lombardo ne condivideva l’hardware. Due ipotesi, 1) Abramo disegna il corpo e Meazzi lo fa suo per la Transonic o addirittura studiano insieme la forma. 2) Abramo imita la forma della Transonic per vendere in proprio un genere di chitarre (quasi-giocattolo) che nacquero per Meazzi. Viste le capacità produttive in Lombardia (Panati a Stradella e lo stabilimento di batterie in Brianza, crediamo che la Transonic venisse assemblata direttamente da Meazzi o da uno dei suoi fornitori di elettroniche).

Una menzione a parte merita l’incredibile sistema di vibrato presente su alcuni esemplari che nascondendo il meccanismo all’interno del corpo permetteva al musicista di azionarlo con l’avambraccio appoggiato a un’apposita staffa. Un movimento più familiare ai fisarmonicisti che ai chitarristi.

La Meazzi non abbandonò subito il progetto di chitarra con amplificatore incorporato e sviluppò (nel 1963?) il modello Supersonic ben più tradizionale come concetto e semplice nella realizzazione. La richiesta doveva essere sufficiente a vederla ancora nel catalogo del 65.

This is a bizarre and fascinating model. It is certain that during those years the Meazzi brothers collaborated actively with Wandré Pioli for the production and sales of his instruments. This guitar was obviously conceived as an instrument for an undefined market. It holds little appeal for the professional musician (there is no external output), yet is not appropriate, too technological, and too expensive to be a amateur plaything. Perhaps it was born of the Milanese school of design’s ambitions to create an instrument to be used every day. The amplified Transonic was part of the category of objects like record players and portable radios, icons of freedom and mobility (similar to the popular Italian Vespa motor scooters…). We get the feeling that it was the époque of beach parties and runaways. Why not bring along a Transonic?

Why not second Jack Marchal’s comment: “typical Milanese avant-garde techno-kitsch of the 1960’s…Proof of Wandré’s popularity. A Framez for the price of a Bontempi?”

This guitar worked with 2 – 4.5 volt batteries (the square, flat ones). The one we tried had high volume and really high fuzz distortion, which is most likely a symptom of problems with the circuit but very effective.

Chitarra Abramusic – Francesco Abramo CT