Carmelo Catania
La Storia

Carmelo Catania nasce a Catania nel 1908, e seguendo la sua propensione per la liuteria, giovanissimo entra a bottega presso il mandolinaio Finocchiaro. Impara precocemente tanto che a 17 anni costruisce la sua prima chitarra arpa, considerata all’epoca il punto d’arrivo della maturità artistica. Resosi conto che a Catania nessuno può aiutarlo a migliorare la sua formazione, a 18 anni parte per Napoli e va a lavorare presso il laboratorio di Calace, epigone assieme ai Vinaccia della scuola  napoletana.

A 20 anni torna a Catania e comincia a lavorare in proprio, anche se agli inizi per conto terzi, e costruisce una seconda e più elaborata chitarra arpa la cui immagine userà come marchio della sua ditta.

Nel 1936 registra la sua ditta alla Camera di Commercio di Catania ed inizia a vendere con il proprio nome.

Nel 1937 incontra il liutaio Galileo Vachier, autore di uno studio, premiato dall’Accademia d’Italia  su relazione della commissione esaminatrice presieduta dal Maestro Pietro Mascagni, che riprende gli studi sulla risonanza acustica fatti a Mirecourt (Francia) dal fisico  Felix Savart e dal liutaio François Chanot, e con esso inizia un rapporto di collaborazione che lo porterà a perfezionarsi ulteriormente nella costruzione dei violini.

A Roma si incontra con il liutaio Luigi Embergher, il quale già raggiunto dalla sua  fama e a conoscenza dell’alta qualità dei suoi strumenti, si sorprende, lui ottantenne, nel trovarsi di fronte un trentenne già al massimo della sua abilità costruttiva. I Puglisi lavoravano secondo la scuola napoletana, Catania invece aderì alla scuola romana di Embergher.

Finita la guerra, riorganizza la sua attività in maniera più ampia e ricomincia ad avere rapporti commerciali in Italia e all’estero.

Le sue innovative soluzioni tecniche e costruttive, adattate principalmente alle chitarre, gli consentono di produrre strumenti su larga scala, anche se rigorosamente tutti fatti a mano, produce una vasta serie di modelli, e nell’intento di diffondere quanto più possibile l’amore per la musica, in ogni serie si preoccupa di presentare accanto a modelli professionali e di alta qualità, modelli più economici adatti per giovani e principianti.

Nel 1957 trasferisce il suo laboratorio a Mascalucia in locali più ampi e confortevoli, e negli anni sessanta raggiunge la massima espansione produttiva, arrivando ad occupare fino a 50 dipendenti con una produzione annua di circa 12.000 strumenti di cui oltre la metà viene esportata.

Vende in Nord, Centro e Sud America, in Europa compresi Svezia, Norvegia, Islanda, in tutto il bacino del Mediterraneo, Israele e Paesi Arabi compresi, Africa Equatoriale, Medio Oriente (Kuwait, Iraq, Iran) ed Estremo Oriente (Thailandia, Singapore, Sumatra, Ceylon, Giappone, Tahiti e Isole Fiji) in Australia e Nuova Zelanda.

L’Istituto Italiano del Commercio Estero (ICE) lo invita ripetutamente a partecipare a Mostre e Fiere in cui si promuove il Made in Italy. I suoi strumenti sono presenti anche all’Expo Universale di Bruxelles del 1960 e in quella di New York del 1964.

Accanto alla produzione di serie, continua a fabbricare personalmente strumenti di alta liuteria, partecipando con questi a molte manifestazioni promosse dalla A.N.L.A.I. di cui è socio. In una Mostra dell’Artigianato organizzata dalla Provincia di Catania negli anni 60 presso i locali della Camera di Commercio, presenta un mandolino e vince il primo premio con medaglia d’oro.

All’apice della fama e del successo commerciale, colpito da male incurabile che lo consumerà nell’arco di pochi mesi, si spegne l’11 ottobre 1970 a soli 62 anni.